Mi avevano uccisa quella sera troppo fredda per camminare con i vestiti stracciati.
Avevano inquinato il mio spirito con il loro sporco piacere e invaso il mio sesso oscurando la parte di me che continuo a cercare inutilmente.
Giorni dopo la morte della mia anima mi ritrovai in un cammino senza fine .
Per inerzia , il mio cammino per le strade illuminate da lampioni ,che emanavano una dolce luce arancione ,continuava con passi di gambe arrugginite . Le chiome degli alberi stavano perdendo il loro vigore , l’asfalto era coperto da fragili foglie che mi sentivo in colpa a calpestare .
Volevo semplicemente scappare, ma nonostante avessi camminato per molto tempo , non sarei riuscita a liberarmi dal pensiero fisso del suo invadente sesso nel mio. Era un chiodo conficcato nel cervello e non c’era un cacciavite in grado di estrarlo. Mi sentivo così sola che cercavo conforto nella luna , nelle stelle , negli sguardi delle persone che non c’erano e nel vento che soffiava carezzandomi il viso e spostandomi i capelli.
Un cane comparve sulla mia strada , un piccolo randagio conciato male . Era sporco , magro e affaticato , forse perché , come me , stava camminando da molto tempo senza fermarsi un secondo , forse gli rimaneva solo questo da fare, forse non poteva fare altro. Sembrava che io e quel cane ci conoscessimo , continuavamo a camminare assieme . Il randagio proseguiva velocemente permettendomi di guardarlo da dietro , quando poi si fermava ad annusare, io lo raggiungevo , lo superavo e con la mia voce strozzata gli dicevo “Su andiamo” e lui riprendeva il passo .
Continuammo a camminare per molto tempo ancora .
Ero fragile come le foglie che avevo calpestato , il freddo penetrò nelle mie ossa e forse anche nei miei pensieri che diventavano progressivamente sempre più vuoti e sterili .
Il desiderio di annullarmi era così forte che forse ci stavo riuscendo.
Sentii le mie ossa diventare di vetro , la vista si annebbiò e con un urlo muto caddi sul duro asfalto , stremata . L’ultima cosa che vidi quella sera, furono gli occhi luminosi del randagio in cui mi specchiai , occhi che mi fissavano , occhi che urlavano tristezza. Vita , da quel momento non ti ho più amata.
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